Tutorial: “Storia a tre immagini”

Per descrivere un evento c’è bisogno di centinaia di parole, mentre la fotografia ti permette di raccontare una storia con un’immagine.
Però, narrare un fatto con una sola foto, non è facile.
A volte, per descrivere l’accaduto, è necessario mettere in sequenza più di uno scatto.

In questi casi, uno dei sistemi migliori è quello di utilizzare la tecnica della “storia a tre immagini” (più conosciuta con il termine inglese di “three-picture story”), un procedimento che permette di raccontare l’episodio utilizzando solo 3 immagini correlate tra loro.

Attenzione, non si tratta di usare semplicemente tre foto.
Le immagini scelte dovranno essere in relazione le une alle altre e seguire il filo del racconto, evitando le ripetizioni.
Gli scatti dovranno catturare il senso dell’evento e raccontarlo in modo più completo rispetto a una singola fotografia.

Ecco come comunicare efficacemente un fatto, usando questa tecnica:

1° foto: presentare la scena.

Dove sei?
Introduci il luogo scattando una foto che catturi completamente la scena, l’ambiente in generale.
La foto dovrà raccontare cosa vuol dire essere in quel luogo e mostrare tutti gli elementi ed i soggetti che contribuiranno al racconto.
Ad esempio: fotografa la moltitudine di persone ad una festa di paese o scatta una panoramica di un’oasi naturalistica.

2° foto: l’evento

Questo scatto dovrà mostrare cosa sta succedendo ai protagonisti.
Ad esempio: se sei in un luogo pubblico, riprendi più da vicino le persone che interagiscono fra loro, che parlano, che lavorano.
Se sei in un parco, scatta una foto ad una singola specie o ad una coppia di animali.
Evidenzia i personaggi che sono coinvolti in un’attività comune o semplicemente guardano la stessa cosa.
Non sempre l’uomo è sempre il soggetto principale della storia.
Anche gli animali, gli oggetti inanimati (una montagna) e gli elementi scenici (una casa, una cascata, ecc.) possono essere i protagonisti.
Nella seconda foto, è il momento di focalizzarsi sul tema principale della storia.
Questo scatto deve informare lo spettatore cosa sta avvenendo, qual’è l’argomento che stai raccontando.
Assicurati che questa immagine non sia solo la ripetizione della prima fotografia con un campo più stretto.
Studia come fare una foto completamente diversa, ma che continui a raccontare la stessa storia.

3° foto: i dettagli o la conclusione

La foto finale deve essere la conclusione del racconto.
In genere si scatta un primo piano di quello che sta accadendo, mettendo in evidenza un dettaglio chiave della storia, Fai una zoomata su un particolare che faccia capire cos’è successo.
Individua il punto focale della storia e studia come meglio mostrarlo.
Ad esempio: fotografa solo le mani della persona che sta facendo qualcosa d’importante o presenta il piatto con il cibo che hai ordinato.
Se stai raccontando un’escursione di caccia fotografica, è il momento di mostrare da vicino la tua “preda”.
Scattale un ritratto o immortala un’azione particolare che sta compiendo (lotta, amore, attività quotidiana).

Conclusioni
Raccontare una storia con poche foto non è facile, ma può essere uno dei modi più efficaci per narrare un evento.
Pensa a tutte le volte che guardando le foto su un giornale o sulle pagine di una rivista, hai capito il senso dell’articolo senza nemmeno leggere le parole.
Ecco, questo è quello che dovrai realizzare durante la prossima escursione fotografica.
La tecnica della “storia a tre immagini”, ha bisogno di pratica ed esperienza, ma col tempo ti aiuterà a documentare le tue avventure in modo innovativo e divertente.

Testo e foto di Alvaro Foglieni

Il rapporto tra tecnica e creatività è bilanciato dalla vostra visione; coltivate entrambi per realizzare immagini che parlano al cuore.

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8 commenti

  1. Bellissima tecnica che con la fantasia di ognuno di noi puo’ sviluppare capolavori fotografici

  2. Davvero un modo efficace per raccontare una storia, rimanendo concisi e allo stesso tempo entusiasmando chi guarda le nostre fotografie!

    Grazie Alvaro!

  3. Un post interessante e soprattutto scritto in modo chiaro. Ricordo ancora uno dei primi esercizi fatti durante un corso di fotografia… Nel presentare una sequenza di tre fotografie, compimmo tutti lo stesso errore: l’ellissi temporale che spezzava la linearità del racconto.

    1. Author

      Grazie mille Donato,
      per i graditi complimenti.

      E’ molto interessante la tua esperienza.
      Vorrei invitarti a chiarire meglio come evitare l’errore.

      Grazie in anticipo.
      Alvaro

      1. Certamente. In pratica, l’errore è consistito nell’aver creato una sequenza di foto in cui i punti di vista erano completamente diversi tra loro. L’ellissi temporale che ne è conseguita ha finito per rendere incomprensibile la sequenza, poiché i soggetti ripresi da un punto diverso apparivano messi lì a caso.

  4. Author

    Grazie mille Donato per la spiegazione dell’ellissi temporale.
    Devo confessare che anche nel nostro caso, ieri sera, abbiamo visto molte proposte fotografiche con evidenti errori nella sequenza e nell’interpretazione del “compito” assegnato.
    Era il primo tentativo per la totalità dei presenti e sicuramente dovremo lavorare per migliorare il risultato.
    Ciao
    Alvaro

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