Tutorial: “Ardeidi italiani” – Parte 2°

Nella prima parte del tutorial “Ardeidi italiani”, ho raccontato le abitudini e le curiosità dei 7 Aironi presenti in Italia.
In questo secondo post, tratterò le due specie che vivono esclusivamente nel canneto, ma che frequentano le risaie per cacciare e per …amore.
Seguiranno suggerimenti e consigli per fotografare dall’auto tutti i 9 Ardeidi presenti in Italia.

Parte 2°

TARABUSINO

La prima cosa che si nota di un Tarabusino è la dimensione: rispetto agli altri Aironi, è più piccolo.

Vola basso, ha un battito d’ala piuttosto rapido, il collo è retratto a “S” e le zampe sono distese.
È piuttosto solitario durante tutto l’arco dell’anno, vive nel fitto dei canneti e non gradisce la presenza né del uomo, né dei suoi simili.

In presenza di pericolo, non s’invola, ma preferisce restare immobile, confidando sulle doti mimetiche o inoltrarsi nel canneto.
Per fotografarlo, bisogna guardare accuratamente fra le canne e la vegetazione ai bordi delle risaie, perché il Tarabusino rimane spesso immobile attaccato agli steli.

Una volta accertata la sua presenza, si può attendere che il maschio compia dei brevi voli (battiti d’ala intercalate da planate) alla ricerca del cibo.
Si nutre principalmente di pesci, rane, girini, molluschi e insetti, che cattura con entrambi le tecniche: “Walking slowly” (cammina sulle canne morte) e “Standing” (aspetta nascosto fra le canne la preda).
E’ una specie migratrice che sverna nell’Africa sub-sahariana.
Arriva da noi in primavera, tra aprile ed i primi di maggio e dopo la riproduzione, alla metà di agosto- fine settembre, riparte verso i quartieri invernali africani.
Il maschio arriva nei territori di nidificazione prima della femmina, costruisce il nido e con un canto sgraziato e per nulla melodioso cerca di attirare la femmina.

Per formare la coppia, il maschio esegue un elaborato cerimoniale.
La deposizione delle uova avviene tra la metà di maggio e giugno.

TARABUSO

Il Tarabuso è il “re” delle zone umide con canneti, habitat in cui vive, caccia e si riproduce.
E’ più facile avvistare il Tarabuso d’inverno, quando la popolazione locale aumenta grazie all’arrivo di individui provenienti dal Nord Europa che scelgono l’Italia come territorio di svernamento.

Il Tarabuso è un vero e proprio artista nell’arte del mimetismo: non fugge se minacciato, ma si immobilizza, allunga il collo verso l’altro e alza il becco a candela, per confondersi ancora meglio.
Confida nella sua livrea che riproduce perfettamente il colore del canneto circostante e per completare l’opera, si dondola al vento imitando il movimento delle canne.

Non è un animale confidente, ma grazie a questo suo atteggiamento di fiducia verso il suo mimetismo, ci si può avvicinare abbastanza.
Con l’arrivo della primavera, i maschi attirano l’attenzione con il loro caratteristico canto territoriale (chiamato Booning): un vero e proprio muggito, profondo e risonante che si sente bene anche in lontananza.

Il maschio è poligamo e può disporre di 4-5 femmine per l’accoppiamento.
La deposizione avviene fra aprile e maggio.
Per alimentarsi utilizza sia la tecnica di “Walking slowly” che lo “Standing“: avanza circospetto nell’acqua bassa della risaia scrutando l´acqua, oppure resta immobile ad aspettare che sia la preda a venirgli a tiro.

Si nutre di anfibi, pesci, vermi, grossi insetti e piccoli mammiferi.

CACCIA FOTOGRAFICA

La fotografia naturalistica è fatta di passione, di competenze, di ripetute verifiche e continui approfondimenti.
Ho imparato col tempo che per fotografare bene gli Aironi, è necessario avere:
· padronanza dell’attrezzatura che si utilizza,
· rapidità di riflessi,
· velocità d’azione,
· conoscenza delle specie che si vogliono fotografare.

E’ proprio riferendomi al “…sapere cosa sto fotografando” che ho voluto realizzare le brevi schede di presentazione, proprio per descrivere i comportamenti e le differenti abitudini di ogni specie.
Conoscendo l’atteggiamento tipico di un Airone, avrete modo di prepararvi in anticipo e di arrivare consapevoli sulla scena, pronti a realizzare foto migliori, scattate nel momento ottimale dell’evento.
Praticando caccia fotografica in risaia, può anche capitare un incontro improvviso, inaspettato, della durata di pochi secondi.
In questo caso, saranno le vostre abilità pratiche e l’ottima padronanza della tecnica fotografica ad aiutarvi nelle riprese.
In definitiva: per praticare con successo la caccia fotografica, è necessario:
– leggere il manuale della propria fotocamera,
– conoscere la vita degli uccelli
– fare tanta, tanta pratica.

SUGGERIMENTI & CONSIGLI

Lo dico subito: è impossibile dare dei suggerimenti a priori su come impostare la fotocamera che vadano bene per tutte le variabili che si verificano durante un’escursione di caccia fotografica.
Quando si fotografa un Airone in risaia, si devono tenere in considerazione moltissimi fattori, quali:
– le condizioni di luce (pieno sole?…giornata grigia?… controsole?),
· la distanza del soggetto da noi (5mt?…15mt?.. 50mt?),
· il colore dello sfondo (azzurro cielo? …verde bosco? …giallo canneto?…uniforme?…confuso?),
· i colori del piumaggio (Bianco candido? …marroncini?…bianco e nero?)
· se il soggetto è fermo o in volo (Immobile? … sta cacciando? … volo lineare o ondulato?)
· se in volo, il tipo di volo (Planata? … fuga precipitosa?…a che velocità?… va o viene?)
· se posato, dov’è posato (..nell’acqua?…nell’erba?…in un campo arato?)
· dimensioni del soggetto (riempie totalmente il fotogramma?)
Per non dimenticare che quando l’abbinamento fotocamera + obiettivo non è lo stesso, le prestazioni sono completamente differenti.
Il giusto tempo di scatto, il valore degli ISO o la priorità da impostare (tempo o diaframma) devono essere valutati al momento e variati di volta in volta in virtù delle specifiche necessità.

A mio avviso, gli unici suggerimenti validi per tutte le fotocamere, sono:
· Impostare la messa a fuoco continua
· Usare lo scatto a raffica ad alta velocità
· Avvalersi della sensibilità di inseguimento (AI Servo su Canon) lenta
· Utilizzare una scheda di memoria ad alta velocità ed elevata capacità
· Optare per la modalità di selezione area Auto-Focus sul singolo punto
· Attivare la griglia della regola dei terzi
Consiglio: una volta stabiliti questi parametri, non cambiateli più!

Per quanto riguarda l’attrezzatura da utilizzare, direi che la reflex è la soluzione vincente e la più utilizzata.
Rispetto ad altri sistemi fotografici (compatte, bridge), è da preferire perché:
– permette di cambiare le ottiche ed usare quella specifica per attività,
– ammette l’uso di accessori ad hoc (paraluce, filtri),
– utilizza sensori di più grandi dimensioni.
Io uso la Canon 7D Mark II, un ottimo compromesso tra costo e caratteristiche tecniche.
Questa fotocamera utilizza un sensore APS-C, con un fattore di moltiplicazione 1,6, a tutto vantaggio della lunghezza focale equivalente del tele che monto.
E’ un guadagno molto importante, perchè gli uccelli sono sempre troppo lontano.
Se vi avvicinate troppo…scappano!
Se l’obiettivo non è potente, porterete a casa solo dei puntini neri in mezzo all’acqua.
E’ importante quindi che gli obiettivi utilizzati sappiano “catturare” nel modo migliore, soggetti posti a distanze anche notevoli.
Per fotografare gli uccelli in risaia è necessario usare una lunghezza focale minima di 300 mm (alla quale sarà utile aggiungere un moltiplicatore di focale ).
Spostandosi in auto, dovrete cercare di avvicinarvi il più possibile agli uccelli ed essere sempre pronti a scattare foto al volo.
In questi casi, un tele da 400mm, si rivela la lunghezza focale ideale.
Purtroppo non tutte le camere di risaia sono accessibili.
Se non ci sono possibilità per andare più vicini, è necessario pensare a lunghezze focali maggiori: da 500mm in su.
Attualmente fotografo con lo Zoom Canon EF 100-400mm f/4.5-5.6 L IS USM II, un obiettivo versatile che mi permette di centrare un uccello lontano, isolandolo dallo sfondo.
Se non posso avvicinarmi, aggiungo allo zoom il moltiplicatore di focale Canon EF 1.4x III.
Dell’attrezzatura ideale, pregi e difetti, ne parlerò più diffusamente in un prossimo articolo.

A puro titolo di informazione, dico che per le immagini presenti in questo post ho seguito alcune procedure, che ho messo a punto negli anni, dopo molti errori e verifiche.
Ecco le più importanti.
Se l’Airone è immobile, preferisco fotografare in modalità “Priorità di diaframma” e l’apertura che imposto è sempre quella più aperta possibile.
Generalmente utilizzo il diaframma “f/5,6”, un valore che mi permette di sfocare lo sfondo e isolare l’uccello, concentrando l’attenzione dello spettatore solo su di esso.
È innegabile, è molto più bella la foto che mostra il soggetto principale a fuoco e lo sfondo sfocato, rispetto a una immagine che presenta tutta la scena perfettamente a fuoco.
Attenzione: quando si fotografa in “Priorità di diaframma”, dovete verificare che il tempo di scatto (scelto autonomamente dalla fotocamera), sia abbastanza veloce da non avere foto mosse.
Se esiste questo pericolo, alzate gli ISO.
Se l’uccello invece è in movimento nella risaia, oppure sta cacciando o è in volo, imposto la “Priorità di tempo”.
Questa funzione mi permette di congelare il movimento dell’animale, perché la regola principale nella fotografia naturalistica è evitare le foto mosse.
Esiste un vecchio trucco che suggerisce come evitare il micromosso: impostare un tempo di scatto in relazione alla lunghezza focale del teleobiettivo che si sta utilizzando.
Esempio sulla mia attrezzatura: lunghezza focale dell’obiettivo 400mm + fattore di moltiplicazione Canon 1,6 = 640.
Il tempo minimo di scatto dovrà essere non inferiore a 1/640” (arrotondare sempre per eccesso).
Va detto che con gli obiettivi “stabilizzati” è possibile utilizzare tempi più lenti.
Voglio precisare però che lo stabilizzatore, non ferma il movimento dell’Airone in volo, ma serve solo ad evitare il mosso causato dalle vibrazioni involontarie dei nostri movimenti (es. quando premiamo con foga il pulsante di scatto).
In genere, anche se fotografo con un 400mm su Canon con sensore APS-C, io non voglio avere spiacevoli sorprese e scatto con tempi che variano da 1/1250” a 1/2000”.
L’ultimo elemento da tenere in considerazione è la sensibilità ISO.
Elevando il valore degli ISO, potrete utilizzare tempi di scatto più veloci.
Di contro, alzando gli ISO, aumenterà il rumore, un disturbo che farà perdere nitidezza all’immagine, perché risulterà meno definita.
Il problema dipende molto dalla qualità del sensore e dalle sue dimensioni.
In ogni caso, io credo che sia meglio rischiare di avere un’immagine “leggermente rumorosa” ma non mossa, piuttosto che una foto senza rumore, ma mossa!
Visto che la fotografia naturalistica richiede la massima nitidezza dei dettagli e che scattando in RAW ho necessità di rielaborare le immagini con Photoshop (crop e maschera di contrasto), io utilizzo valori che vanno da ISO100 a ISO400 massimo.
Ed infine, è importante, metto sempre a fuoco l’occhio dell’uccello.
Una foto ben composta e perfettamente esposta, ma con gli occhi non nitidi e non ben definiti, perde tremendamente di valore e qualità.
Se avete una foto con questo difetto nel vostro archivio, buttatela!

CONCLUSIONE:

Le risaie allagate sono uno scenario unico dove fotografare: un’immensa estensione di specchi d’acqua geometricamente regolari, in cui si riflettono cascine e qualche albero isolato.
La particolarità di questo ambiente, è il suo continuo cambiare di mese in mese.
Il mutare delle stagioni ed il ciclo produttivo del riso, trasformano incessantemente il panorama ed i colori.
Una cosa rimane immutata nel tempo: la presenza degli Aironi durante tutto l’anno.
Vi posso garantire che percorrere in auto le strade polverose che circondano le camere allagate e vedere all’improvviso sull’argine della risaia un Airone, è un’emozione per chiunque.
Ancor più per un fotografo della natura!
Anche se già molte foto nel mio portfolio, ogni volta tento di avvicinarlo per fotografarlo.
Viaggio lentamente e mi fermo spesso per non farlo scappare, scruto continuamente ogni sua reazione con la speranza di riuscire a guadagnare ancora un metro, cerco l’angolazione più appropriata da dove scattare la foto.
Una vera sfida!
Io che metto in atto le tutte tecniche per vincere la sua diffidenza e lui che è pronto a filarsela non appena supero l’invisibile distanza minima di fuga.
E poi, finalmente, la foto.

Spesso capita, riguardando un’immagine scattata molto tempo prima, che mi torni in mente il ricordo della competizione fra me e l’Airone, un piacevole ed indelebile pensiero nella mia memoria.
Io non sono un osservatore, ma un foto-naturalista e sono convinto che praticare caccia fotografica sia un’attività stimolante e molto appagante.
Provatela, le risaie non sono poi così lontane da casa vostra!

Foto e testo di Alvaro Foglieni

Se ti è piaciuto l’articolo, condividilo su:
Se ti è piaciuto l'articolo, condividilo su:

Nessun commento

  1. Un’altro spettacolare ed esaustivo articolo di Alvaro.
    Grandi consigli grazie alla sua esperienza messa al servizio di tutti noi.
    La caccia fotografica in risaia mi piace molto e riesce sempre a darmi nuove emozioni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *