Incontri …naturali: “Prime esperienze nel birdwatching”

Nuovo appuntamento con “Incontri …naturali”, la rubrica che ha l’obiettivo di creare un momento piacevole per chi legge così come è stato gradevole per l’autore la situazione descritta e il risultato ottenuto, arricchito dalle sue fotografie.

Le mie prime esperienze di fotonaturalista
In principio, c’erano le ali. Le guardavamo sollevarsi dal suolo e allontanarsi come il vento. Noi, fermi a terra, rapiti da tanta bellezza, abbandonammo il suolo per arrampicarci sugli alberi. Lì avremmo appreso il segreto del volo, così pensavamo, saremmo diventati uccelli. Fu così che la maggior parte del nostro pelo venne perduto, le braccia si allungarono al pari delle gambe; la testa ci divenne pesante ma nessun arto si trasformò in ali. Condannati a restare ancorati agli alberi, decidemmo di scendere. Una manciata di millenni dopo, pochi di noi imbracciano un fucile per il piacere di fermare le creature con le ali, altri stemperano il primitivo bisogno di volare munendosi di una macchina fotografica oppure di un binocolo.

Di recente, complice maggiore disponibilità di tempo libero, ho cominciato a immaginarmi alla ricerca di ali da fotografare diverse dai soliti Piccioni.
Sì, un Piccione ha un arcobaleno sul collo e potrebbe bastare, ma quei colori ricordano una pozzanghera di nafta.
Né ero sazio di osservare il becco dei Merli che saltellano nella piazza vicino casa (piazza Piola, a Milano).
Googlando, mi sono imbattuto nel sito www.galassianatura.it : è risultato essere un tesoro di luoghi consigliati per il birdwatching.
Come prima tappa ho scelto l’Oasi Alberone dove una passatella di legno conduce a un capanno di osservazione.
Pochi passi tra i gradini e sono stato salutato da due splendide ali bianche che hanno preso il volo: un Airone bianco maggiore.
Giunto al capanno, attraverso anguste finestre, potevo ammirare lo specchio d’acqua popolato da figure minuscole di uccelli; con il binocolo riuscii a identificare moltitudini di Germani Reali, adulti e giovani e Moriglioni dalla splendida testa rossa sul corpo grigiastro.
Di fronte al capanno, un albero nudo di foglie oltre il fiume è stato eletto a dimora da una colonia di Cormorani.
Come spettri neri, alcuni aprivano le ali per lasciarle asciugare.
La maggior parte di loro oziava affondando la testa sul petto.
Restai fino al tramonto e con un obiettivo zoom poco inadatto (appena un 200mm), di questa prima esperienza porto con me una piccola foto al crepuscolo.

Un mese dopo arrivò dagli Stati Uniti l’economico teleobiettivo da 500mm che avevo ordinato: qualità modesta, senza correttore di aberrazioni cromatiche, totalmente manuale e senza stabilizzatore d’immagine.

Le prime foto le ho scattate a febbraio dallo stesso capanno dell’Oasi Alberone, con luce poco favorevole (controluce) in una giornata a tratti nuvolosa.
Eppure, nonostante i limiti, una coppia di Aironi Cenerini riuscì a darmi gioia.
Uno dei due esemplari volava avanti e indietro, portando ogni volta un ramo nel becco.
L’altro esemplare lo attendeva e alzava il becco per richiamare il compagno.

Tornati insieme, tormentavano i rami per disporli a costruire un cerchio di legno tra i rami: il loro nido.
Camminando sulla passerella di legno per rientrare a casa, incontrai un simpatico Porciglione; sembrava mettersi in posa per me, ma nel prendere il treppiede lo spaventai.
Mi consolai scattando una foto a una Folaga. nera con macchia bianca tra gli occhi.
Tornai nei pressi dell’Oasi Alberone un’altra volta, ma dal lato opposto del fiume (Località Molinazzo) per avere il sole favorevole.
Purtroppo gli uccelli risultarono anche più distanti e nell’aria dominava una leggera foschia.
Complice anche il poco tempo disponibile, non portai a casa nessuna foto decente, pur avendo la possibilità di ammirare anche Svassi maggiori e Moriglioni.

Quanto agli Aironi cenerini in amore, vivevano la loro intimità immersi tra rami ancora nudi di foglie, ma così intricati da rendere vana qualsiasi tentativo di scattare una foto.
Anche i Cormorani erano pigri e piuttosto lontani.
Non ebbi neppure l’accortezza di tenere la Reflex in mano per immortalarne un uccello in volo.
Pochi giorni fa, stimolato dalla proposta del gruppo fotografico Pixel di Natura di fare foto ai limicoli sulle risaie, ho seguito il percorso consigliato per Proh (provincia di Novara).

Già all’uscita del casello Novara Est, mi sono imbattuto in un Airone cenerino al bordo della strada.
Purtroppo è subito volato via.
Poco più avanti sulla strada, un trattore tormentava la terra e moltitudini di uccelli bianchi, Aironi guardabuoi, gli correvano intorno.

Un’esperienza di cui avevo letto un bel resoconto nelle parole di Silvana.

Finalmente, nei pressi di Proh ho trovato i primi campi allagati popolati da Aironi cenerini e Garzette – principesse sull’acqua.

Condividevano il campo allagato con gli uccelli che più di ogni altro desideravo incontrare: gli Ibis sacri.

Dopo aver fermato la moto in un piazzale, mi sono allontanato a piedi lungo il guard rail della strada provinciale con il treppiede e la reflex montata sopra.
Purtroppo, poco dopo, una vettura della Polizia si è fermata rimproverandomi l’imprudenza di sostare accanto al guard rail.
Tornato in moto, ho percorso la provinciale incontrando altri campi allagati e mi sono fermato davanti a uno che permetteva una sosta in sicurezza.
Davanti a me, una coppia di Cavalieri d’Italia e un altro gruppo di Ibis sacri.

Era quasi il tramonto, ma ho cercato di scattare altre foto.
Infine, quando ho riposto la macchina fotografica nel baule della moto, sopra di me è passato un stormo di Ibis sacri, abbastanza vicino per ammirare il becco ricurvo e le ali bianche.
Una carezza per l’anima.
Un incitamento a insistere nel piacere di perdermi nella natura per catturare istanti di bellezza.
Vista la facilità con cui gli uccelli fuggono, la prossima volta andrò mimetizzato per ridurre la distanza di fuga degli uccelli.
Userò nastro mimetico per il teleobiettivo (altrimenti di colore bianco) e con lo stesso nastro occulterò alcuni strisce rosso fluorescente della giacca da moto.
Tenterò anche di usare la reflex a mano libera per tentare scatti di uccelli in volo (sul treppiede e senza LiveView nella vecchia reflex, è davvero difficile riuscirci).

Nota tecnica:
le foto che ho scattato sono modeste ed erano anche peggio prima del trattamento digitale.
Con il software Camera Raw ho previamente ridotto le aberrazioni cromatiche e il rumore agli alti ISO (800 ISO fanno già soffrire la mia vecchia reflex); con la funzione “Ombre e luci” di Photoshop ho ritoccato le alte luci e le ombre.
Infine, ho simulato una maggiore nitidezza con il filtro “Accentua Passaggio” (preferibile alla maschera di contrasto in tante occasioni) seguendo in questo un prezioso suggerimento di Alvaro

Foto e testo di Luca Valenzise

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  1. Bell’articolo Luca , hai ben centrato e ben descritto le tue emozioni nelle tue parole.Un bel corredo di foto con varie specie.
    Bravo

  2. Grazie Marco! Rileggendo, mi sono accorto di diversi refusi (alcuni dei quali corretti da Alvaro, che ringrazio). In futuro farò più attenzione a inviare solo testi revisionati. E magari oserò di più con le parole, per rendere più interessante la lettura (sto pensando a un articolo sugli Ibis).

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