Tutorial: “Ritratto ambientato”

Una delle regole fondamentali per chi pratica caccia fotografica, è la necessità di avvicinarsi molto all’uccello, in modo da riempire il fotogramma più possibile.
Quando non è possibile l’avvicinamento, è indispensabile utilizzare un teleobiettivo.

Non tutti però posseggono i potenti tele da 500mm e oltre, necessari per realizzare i bei primi piani.
Questi obiettivi sono costosi, pesanti ed impongono l’uso del cavalletto o del monopiede.

Se ci fai caso, vedrai che una grande quantità di foto naturalisti è dotata di obiettivi con lunghezza focale più corta: dal 300mm al 400mm.
In questi casi, piuttosto che fare incetta di foto in cui il soggetto principale è un uccello che occupa la centesima parte del fotogramma, è molto meglio realizzare una foto ambientata.

La foto ambientata è un genere di fotografia che mostra un volatile, inserito nell’ambiente in cui vive.

Quindi non più un ritratto in primo piano con uno sfondo sfocato a tinta unita, ma un vero e proprio racconto fotografico, in cui si vede l’uccello e l’habitat naturale in cui esso vive.
Attenzione: non sto parlando di un banale “paesaggio con uccello”, in cui l’animale ha solo il ruolo di “unità di misura” o è utilizzato per dare colore o profondità al paesaggio.
Ma di una vera foto, pensata e realizzata per documentare chi è il soggetto e dove si svolge l’incontro.

Così come l’ambiente intorno al soggetto principale, non è una semplice cornice inserita come contorno.
Lo scatto non dovrà limitarsi a mostrare un ambiente più un ritratto di un volatile, ma fondere i due elementi affinché si arrivi ad un valore aggiunto.

Nella foto, l’uccello e l’ambiente dovranno essere i protagonisti, la luce dovrà illuminare entrambi, l’ambiente dovrà avere una composizione accattivante ed essere un tutt’uno con l’animale.

Per questo tipo di fotografia, non ci sono delle regole rigide da seguire, può essere comunque utile dare alcuni consigli nati dalla mia personale esperienza:

Analizza la scena prima di scattare.

Com’è l’ambiente intorno all’animale (davanti, di lato e dietro)?
Lo fotograferesti anche se non ci fosse l’animale?
Com’è la luce?
L’uccello è ben visibile e posizionato in un punto strategico?
Se la tua posizione è infelice, spostati finché non troverai un’angolazione migliore.

Priorità al paesaggio.

Ricorda: è l’habitat il protagonista dell’immagine, non l’animale.
Componi la foto come se stessi fotografando un vero paesaggio.

Regola dei terzi.

Non mettere mai l’uccello al centro della foto.
Usa la regola dei terzi e disponilo decentrato, meglio se non immediatamente visibile.
L’osservatore non dovrà scoprirlo subito, ma in un secondo tempo.
Componi l’immagine in modo che l’uccello si trovi in corrispondenza di un centro di forza (in prossimità delle due linee che si incociano).
Inoltre, fate in modo che l’animale sia rivolto all’interno del fotogramma (non deve guardare fuori).
Ricorda di posizionare l’orizzonte ad un’altezza pari a 1/3 o 2/3 del fotogramma.

Diaframma piccolo

Chiudi il diaframma (f/11 o f/16) in modo di avere a fuoco tutta la scena inquadrata.
Ricorda che nei panorami, la profondità di campo deve essere la più ampia possibile.

Le dimensioni non contano

Non pensare alle dimensioni dell’animale nella foto e non preoccuparti se nel mirino lo vedi piccolo (anzi è meglio che risulti difficile da identificare a prima vista).
Stai scattando è una foto ambientata, per cui è normale che il soggetto risulti minuscolo rispetto all’intero contesto.
Nonostante la sua piccola dimensione, una volta scoperto diventerà il protagonista della foto.

CONCLUSIONI
Non cadere nell’errore di considerare il ritratto ambientato come una foto di serie “B”, perché non c’è la solita immagine a pieno formato di un uccello.

A differenza del “ritrattone”, questo tipo di fotografia cattura l’attenzione dell’osservatore due volte:
– all’inizio è la bellezza dell’ambiente ad attirare l’interesse,
– la seconda volta è quando viene scoperto l’uccello all’interno del paesaggio.

Pertanto, anziché croppare la foto in post-produzione, con risultati spesso deludenti, quando trovi un uccello che è troppo lontano per la tua ottica, dedicati al ritratto ambientato.
Un ultimo aspetto da non sottovalutare: questo genere di fotografia ha un grande vantaggio, non sono necessari potenti teleobiettivi, si può utilizzare un obiettivo qualsiasi e in alcuni casi anche lo smartphone!

Testo & foto di Alvaro Foglieni

 

 

 

 

 

 

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6 commenti

  1. Anche a me piacciono moltissime le foto ambientate,dopo che ho alcuni scatti con il soggetto che fà da padrone al fotogramma,mi diverte molto cercare scatti particolari,appunto ambientati.
    Molto belle le foto mentre un animale compie un’azione particolare,mangia ,beve o magari stà appeso all’ingiù.
    Mi è capitato alcune volte di fare degli scatti mentre alcune specie erano nella fase di accoppiamento.
    Direi che con un bel ambientamento la foto acquista molto in bellezza.

  2. I vostri articoli sono sempre fonte di ispirazione e anche stavolta mi avete fatto venire in mente una nuova idea per una foto!
    Però prima vorrei chiedervi un parere: è meglio che l’animale sia ben mimetizzato ma visibile nella sua interezza, come a voler “istigare” l’osservatore che è in noi, oppure deve risaltare in maniera vistosa?

    1. Ciao Nunzia76, la risposta alla tua domanda è la segunete: dipende dal messaggio che vuoi trasmettere.
      E’ una foto che documenta una specie? …o una foto artistica?
      Racconti un momento? …o interpreti l’evento?
      È il reportage di un tuo viaggio? … o hai fatto una ricerca dettagliata su una specie?
      Mi spiego meglio: se intendi far capire che l’habitat dell’Usignolo è il cespuglio, ecco che una foto in cui l’uccello è seminascosto dal fogliame, rende bene l’idea.
      Un Orso bianco invece deve essere necessariamente solo e completamente esposto sulla banchina polare, in questo caso non puoi fare altro!
      Non esiste una regola fissa, spazio alla fantasia!
      Direi invece che è la tecnica fotografica per realizzare un ritratto di un animale, che ha dei vincoli e delle direttive ben precise.
      Ecco le più importanti:
      1) Gli occhi devono essere perfettamente a fuoco.
      Se non lo sono, cestina la foto.
      È inutile che stai a raccontare il particolare momento in cui l’hai scattata e quanto ti ha emozionato.
      E’ una foto sbagliata.
      Se gli occhi sono sfocati, chi la guarda percepirà solo disagio e fastidio.
      Scartala!
      2) Si deve vedere il muso.
      L’immagine di un animale di spalle o con la testa mezza nascosta dalla vegetazione, è una foto non corretta.
      Uguale come sopra: non spiegare perché ti piace, buttala!
      3) Se pratichi fotografia naturalistica agli animali, devi fare in modo che il soggetto sia il vero protagonista dell’immagine.
      Nella caccia fotografica è molto importante lo sfondo e l’habitat, entrambi non devono mai interferire con il soggetto principale.
      Sfoca lo sfondo, togli gli elementi di disturbo che attirano l’attenzione dello spettatore, stai attenta ai colori primari nella scena che distraggono l’osservatore.
      Ovviamente, se vedi che la composizione è gradevole e valorizza il soggetto, scatta!
      4) Spesso sei obbligata a scattare al volo, velocemente e senza poter pensare alla composizione.
      In questi casi è facile tagliare un pezzo d’animale.
      La regola dice che quando fotografi un animale, lo devi riprendere per intero nell’inquadratura. (È vietato tagliare l’ala, la coda, le corna, le orecchie e le zampe).
      Non cercare di convincere il tuo spettatore che hai volontariamente tagliato un pezzo d’ala perché ti piaceva.
      La foto è sbagliata, cestinala!
      Un ultimo consiglio: le foto con gli animali a figura intera, sono bellissime, ma se riesci a cogliere un comportamento, un avvenimento, un atto particolare, la tua foto sarà ancor più bella.
      In questi casi, potrebbero anche non valere le regole sopra esposte.
      Ciao
      Alvaro

      1. Cavoli, mi sa che ho molte foto da buttare allora!
        Devo cercare di stare più attenta agli occhi, perché a volte mi capita che il muso degli uccelli sia coperto da un rametto e la macchina fotografica non mi metta a fuoco come dovrebbe.
        Adesso che arriva l’autunno però dovrebbe essere più semplice fotografare, almeno ci sono meno foglie!

  3. Consolati Nunzia76, il rametto che taglia il muso dell’uccello l’abbiamo avuto tutti in qualche foto (… a me capita ancora oggi!).
    Purtroppo l’immagine è da cestinare.
    Ecco perchè suggerisco sempre di scattare più di una foto allo stesso soggetto.
    Attenzione però: prima di lanciare una raffica di 15-20 foto tutte uguali, verifica dopo il primo o secondo scatto la qualità della tua composizione.
    Se vedi che il famigerato rametto attraversa l’occhio dell’uccello, cambia posizione.
    Con il tempo e la pratica, ti accorgerai subito …ancor prima di scattare … della presenza del disturbo.

    Confermo la tua idea: ” …arriva l’autunno però dovrebbe essere più semplice fotografare, almeno ci sono meno foglie!”.
    E’ vero, l’inverno è la stagione migliore per fotografare gli uccelli sugli alberi.
    Le piante spoglie e i rami senza foglie permettono di individuare al primo colpo l’uccello.
    Anche l’autofocus della tua fotocamera è più contento: non deve impazzire a centrare il volatile fra le tante foglie mosse dalla leggera brezza primaverile!

    Quindi, armati di fotocamera e esci a fotografare!
    Aspetto le tue creazioni!

  4. Ottimo articolo.
    Grazie Alvaro.

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